Da un pò di tempo si parla della morte del SEO, di come le normali tecniche utilizzate per far emergere un articolo tra migliaia di altri non servano più. Molto spesso affrontando questo argomento, sia con professionisti che con neofiti, ci sentiamo rispondere che “il contenuto è importante, non il SEO; scrivi contenuti di qualità e le persone li leggeranno e le condivideranno più facilmente“.
In linea di massima mi trovo assolutamente d’accordo con questo argomento ma c’è almeno un caso per cui invece il ragionamento non funziona.
Solitamente un articolo, sia esso pubblicato su un blog personale o su un magazine web, viene scritto, letto, compreso ed eventualmente condiviso o commentato in base a quanto ci troviamo in accordo con il suo contenuto; se la qualità dell’informazione ci soddisfa ci sentiamo più propensi a far conoscere ad altri l’autore o il magazine che così abilmente ha trattato l’argomento. Così facendo aumentiamo le visite al sito e la sua popolarità.
Si genera un flusso di interesse che parte dal blog/sito, porta sui social e ritorna sul blog con un nuovo visitatore. In questo caso la qualità porta traffico e riconoscimento del tuo operato.
Questo tipo di analisi non è sempre valido sui contenuti creati per i social. Vi faccio un esempio pratico: ogni giorno vengono condivisi centinaia di video contenenti false malattie, punti neri e bubboni che esplodono (Fanpage.it è un maestro in questo, tanto da indurmi a togliere il like alla loro pagina principale) o frasi che lasciano sottintendere una scoperta epica e che invece poi riconducono a banalità esilaranti ( “Ho fatto sesso con un cammello” guai per la celebre showgirl…)
O il mio concetto di qualità è molto diverso da quello della razza umana o questi contenuti, se fosse valida l’affermazione iniziale, dovrebbero ricevere pochissime interazioni. Sorpresa, non è così.
Un contenuto di questo tipo, postato su Facebook, genera sino al 350% in più di visite rispetto ad un articolo pubblicato dalla stessa testata, con lo stesso pubblico, alla stessa ora. E questo senza scegliere un pubblico di feticisti del pus.
In questo caso il flusso creato è : social -> approdo sul blog/sito -> stop (non credo che qualcuno voglia condividere con altri la sua passione per l’incisione di bubboni). Pur non generando condivisioni portano lo stesso un numero di visitatori impressionante.

Il successo di questo tipo di inserzioni è sicuramente da ricercare anche nelle normali dinamiche dei social, in cui contenuti rapidi e non impegnativi hanno sempre maggior presa sui fan, ma a mio avviso dovrebbero far ragionare molto chi pensa che un buon contenuto sia l’unica base per ricevere molto visite.
Come sempre non c’è una verità assoluta e dipende molto dal tipo di pubblico che volete eventualmente attirare e dall’impronta comunicativa adottata, ma a mio avviso non disdegnate contenuti qualitativamente poveri (senza arrivare all’indecenza di fanpage) ma potenzialmente virali per la loro immediatezza.
Adesso vado a scegliere una fistola anale come immagine di copertina di questo post in modo da fare il botto.
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